Fotografata per la prima volta nel 2004 su una cresta montuosa indonesiana, la pianta è stata descritta formalmente e riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale solo pochi giorni fa. A scoprire che si trattava di una nuova specie un team di ricerca di cui fa parte anche Andrea Bianchi, botanico e responsabile delle serre tropicali del MUSE.
La sua descrizione è stata pubblicata solo pochi giorni fa. Ma Nepenthes diabolica, la pianta carnivora scoperta su una singola cresta del Sulawesi centrale, in Indonesia, sta facendo già parlare di sé. Fotografata per la prima volta nel 2004 da Chien Lee, fotografo naturalista di fama internazionale, la nuova specie è stata in seguito osservata e studiata solo nel 2016 durante una spedizione botanica internazionale che si recò nella foresta indonesiana per l’identificazione. “Sono serviti quattro anni per descriverla formalmente, da quando ho avuto la possibilità di vederla in natura”, racconta Andrea Bianchi, responsabile delle serre tropicali del MUSE e unico italiano del team. Oltre a Bianchi fanno parte dello studio lo stesso Lee, oltre ai ricercatori Golos, Mey, Mansur, Mambrasar e Robinson. “L’epiteto specifico ‘diabolica’ fa riferimento al notevole peristoma delle trappole (il bordo ‘dentato’), che porta grandi flange terminanti appunto con denti affilati, e alle sue trappole lanose, di colore rossastro, che la fanno assomigliare a un piccolo diavolo. Si ipotizza che questa particolare struttura faciliti la cattura di prede particolarmente grandi come blatte e ragni“, prosegue Bianchi. Una specie a rischio critico di estinzione, sia a causa del numero limitato di individui maturi in natura (“ne abbiamo stimati meno 200”, precisa il botanico del MUSE) sia per la raccolta indiscriminata da parte di bracconieri locali che la vendono in internet a collezionisti senza scrupoli di tutto il mondo. “Nonostante la specie sia in coltivazione presso vivai specializzati che la riproducono in vitro, si stima che più della metà delle piante sia stata asportata illegalmente dall’habitat naturale per soddisfare la domanda nazionale ed estera. Le autorità locali desiderano arginare questo problema di biopirateria, e si spera che la descrizione di questa nuova specie renda possibile l’istituzione di una nuova area protetta, che inoltre ospiterebbe varie nuove specie di orchidee, che speriamo di descrivere a breve”, spiega il coautore della ricerca mentre ci mostra la specie sorella, Nepenthes hamata, custodita nella serra di propagazione del MUSE. “Speriamo che Nepenthes diabolica possa entrare in coltivazione legalmente e un giorno di ospitarla nelle serre del MUSE. Per il momento – conclude Bianchi – possiamo mostrarvi la specie più simile, dalla quale l’abbiamo distinta nella descrizione. L’articolo scientifico (qui la pubblicazione) stabilizza inoltre il nome di Nepenthes hamata, l’unica altra Nepenthes ‘dentata’ indonesiana, designando un lectotipo per questa specie in seguito alla scoperta causale di campioni d’erbario presso la National Collection of Vascular Plants di Ottawa, in Canada”.Glicine in fiore a Villa Bardini
Le cinque immagini più belle saranno condivise sul profilo Instagram di Villa Bardini per una votazione pubblica…