Chiunque abbia un giardino sa che dietro a ogni aiuola curata, a ogni cespuglio fiorito e a ogni sentiero ben definito c’è un lavoro di progettazione e di fatica. E quando il giardino è condiviso con il proprio partner, le dinamiche diventano ancora più interessanti.
Nel mio caso, il giardino è soprattutto “di lei”. Non che io non partecipi, anzi: il mio contributo è fondamentale, ma su un piano decisamente più pratico. Se c’è da scavare, potare, trasportare sacchi di terra o sistemare una nuova aiuola, sono in prima linea. Se invece bisogna decidere dove piantare le nuove perenni o come armonizzare colori e forme, allora mi faccio da parte e lascio fare a chi ha un occhio migliore del mio per la bellezza. E a dirla tutta, questa suddivisione dei compiti mi sta benissimo.
Il giardino: creatività vs. manualità
Mia moglie ha una capacità incredibile di immaginare il giardino nel futuro: sa dove una pianta crescerà rigogliosa, quale colore starà meglio accanto all’altro, quali fioriture si susseguiranno durante le stagioni. Io, invece, sono più concreto: vado di vanga e zappa, senza troppi giri di parole (o di progettazione). Potremmo dire che io preparo il terreno e lei lo trasforma in qualcosa di bello.
Però c’è un confine sottile tra lo scavare con scopo e il puro istinto da “scavatore seriale”. Una volta, preso da un eccesso di zelo con la pala, ho riportato alla luce decine di bulbi che lei aveva piantato con cura in autunno. Il mio tentativo di rimediare rimettendoli alla meno peggio è stato accolto con uno sguardo tra il rassegnato e il divertito. Per fortuna, nel giardinaggio, a volte anche gli errori portano a risultati inaspettati!
Il potere terapeutico della vanga
Nonostante qualche piccolo incidente di percorso, devo ammettere che scavare è una delle attività più rilassanti che ci siano. Dopo una giornata stressante, affondare la pala nel terreno e sentire la resistenza della terra ai primi colpi di vanga ha un effetto quasi meditativo. Passo dopo passo, buca dopo buca, le tensioni della giornata si sciolgono.
Alla fine, il nostro giardino è un mix perfetto: la sua creatività e la mia forza fisica si compensano, trasformando un semplice pezzo di terra in un angolo di natura sempre in evoluzione. Certo, lei continuerà a chiamarlo “il mio giardino” e io continuerò a sorridere di fronte a questa piccola ingiustizia terminologica. Ma in fondo, l’importante è che continui a fiorire, stagione dopo stagione.