Dopo i mesi di imprevisti che abbiamo vissuto, siamo stati tutti costretti a riordinare un po’ la nostra quotidianità. E nel giardino, questo si riflette nei nostri nuovi desideri. La complicazione e la raffinatezza possono prendersi una pausa. E’ il momento dei giardini semplici, che non ci diano problemi, per così dire , goderci il momento presente. Già si assaporava comunque questa tendenza, quando, prima della pandemia, si vedevano sugli scaffali, primeggiare i fiori semplici a discapito di quelli con corolle doppie o stradoppie.
Le dalie, le amatissime da mia moglie, sono quasi cadute di scena, ma oggi quelle a capo singolo hanno riacquistato popolarità, soprattutto se il loro fogliame è decorativo.
Le nuove varietà di rose, ormai da qualche anno, seguono questa tendenza. Il loro sviluppo richiede da 5 a 10 anni, il processo richiederà ancora più tempo prima che la nuova rosa venga stampata nei cataloghi.
Naturalmente, il ritorno dei fiori semplici è un’espressione indiretta della nostra aspirazione per un mondo pacifico. Ma l’immagine non è così ingenua. Se solo vogliamo fiori più semplici, in realtà non i fiori di una volta, ma con delle proprie e nuove tendenze.
Le varietà devono essere a fioritura lunga e resistenti alle malattie, il look di ieri con il comfort di oggi. E il ritorno alla semplicità potrebbe effettivamente tradursi come una nostalgia, quella dei decenni passati di cui si coltivava la felicità. In ogni caso, questa è l’analisi prodotta da diversi studi professionali in tutta Europa.
Nostalgia dei trent’anni gloriosi? In giardino, sarebbe inappropriato. Questi decenni di crescita vertiginosa, hanno visto fiorire anche tantissimi pesticidi, nonostante c’erano molti meno parassiti e malattie di oggi. Gli attrezzi da giardino dell’epoca erano tutt’altro che pratici, perché l’ergonomia era ancora una parolaccia. Ah, i tempi dei tubi di gomma spessi e rigidi, dei raccordi così pesanti che perdevano con estrema facilità.
Quanto all’interesse per l’ecologia, trent’anni fa stava ancora crescendo, senza parlare della povertà dei cataloghi dove trovare la più piccola varietà di pianta perenne era un’impresa. Le piante dell’epoca erano, passatemi il termine, noiose e, raramente dotate dei pregi che sono prerogativa delle varietà contemporanee.